Adozioni a distanza: dubbi e perplessità
Voglia di maternità e aiuto concreto per le popolazioni del Terzo Mondo si coniugano in un progetto dal nome noto ai più: adozione a distanza.
Il nome più corretto sarebbe sostegno a distanza, in quanto non nasce un vero e proprio rapporto di adozione, ma solo un sostegno economico, appunto, a distanza.
Voler intraprendere questa nobile azione non è, purtroppo, priva di dubbi e di domande. Molte futuri papà e mamme a distanza non sanno benissimo a cosa andranno incontro, ma spesso basta rivolgersi all’associazione per avere risposte esaurienti.
Fra i dubbi più comuni c’è, naturalmente, l’aspetto economico. L’importo, la cadenza e le modalità di versamento sono chiaramente le questioni più pratiche da affrontare. Anche il tempo, cioè per quanto tempo bisogna sostenere il bambino, ha un aspetto importante e fondamentale, soprattutto per sapere se è possibile ritirarsi in un futuro, quando, magari, le condizioni economiche non saranno troppo rosee.
Passata la fase delle questioni pratiche, analizzando le domande delle mamme (come testimoniato da una raccolta sul sito di MammaOggi) emerge che quello che è importante per un futuro genitore a distanza è l’effettivo sostegno alla crescita e formazione del bambino “adottato”. In che modo i soldi verranno impiegati: se per la scuola, i vestiti, i giochi, il cibo e in che modo si potrà avere prova dei propri sacrifici. Normalmente le associazioni indicano a quali scopi saranno destinati i fondi raccolti e danno anche la possibilità di ricevere periodicamente informazioni sulla salute e sui progressi che il bambino sta registrando. Se il genitore a distanza lo desidera si può anche avviare una corrispondenza epistolare con il piccolo. Alcune, addirittura, permettono annualmente di poter far visita al bambino, anche se, in genere, è vietato che lui venga in Italia.
Essendo un sostegno limitato nel tempo, una volta decorso il termine (in genere alla maggiore età del bambino), i rapporti si interrompono.
Questo può far sorgere dei dubbi per l’avvio di una adozione a distanza, in quanto, inevitabilmente, a livello psicologico sorgono intensi legami.
Sicuramente, è un aspetto da non sottovalutare, ma nemmeno deve porsi come un ostacolo: interrotto il sostegno, se il bambino – ormai ragazzo – lo vuole nulla vieta che ci si continui a scrivere o, perchè no, vedere.
Un percorso di beneficenza che aiuta lo sviluppo di un bambino svantaggiato, ma che a livello affettivo ed emozionale non manca di donare gioia e felicità anche all’adottante.